
“Il mare d’inverno”
non è solo una bellissima canzone di Loredana Berté, ma è anche uno dei principali prodotti del sistema
turistico pugliese che continua a crescere e festeggiare riconoscimenti
importanti, come quello del New York Times nei giorni scorsi. Distendersi al
nostro sole primaverile o autunnale, impegnarsi in attività elioterapiche in
riva al mare, degustare un drink e un aperitivo tradizionale in un lido
attrezzato, però, potrebbe essere impossibile d’ora in avanti in bassa
stagione. Una discutibile interpretazione dell’ordinanza balneare della Regione
Puglia del 18 aprile 2018, infatti, rischia di rendere inaccessibile questo
must destagionalizzante del nostro turismo. La Capitaneria di Porto-Guardia
Costiera Bari, non tenendo conto delle direttive regionali, potrebbe intimare
ai titolari degli stabilimenti balneari la chiusura nei periodi bassa stagione
se non in regola con le norme di sicurezza previste per l’alta stagione, dal
primo sabato di giugno alla prima domenica di settembre. Se così sarà, “Tutta
la Puglia, tutto l'anno, in particolare per i viaggiatori stranieri”,
l’ambizioso programma dell’assessora regionale al Turismo, Loredana Capone,
rischia di andare in malora e, con esso, anche i 40 milioni di euro investiti
in tre anni per il Piano strategico del turismo “Puglia 365”.
"La situazione sfiora il paradosso – dichiara Francesco
Caizzi, presidente della Federalberghi Puglia – Noi albergatori ci siamo
impegnati in prima persona per la redazione del Piano strategico Puglia 365.
Abbiamo sempre creduto nella destagionalizzazione quale leva principale per un
sistema turistico pugliese maturo. Abbiamo lavorato affinché tali convinzioni
fossero condivise dall’assessore al Turismo e adeguatamente finanziate. E
adesso cosa accade? Per una interpretazione dell’Autorità marittima,
assolutamente non accettabile né condivisibile, le decine di migliaia di
turisti, in maggioranza stranieri, che riempiono i nostri alberghi nella cosiddetta
bassa stagione, dovrebbero cancellare il mare d’inverno tra le loro attività di
vacanza. Un assurdo che può arrecare danno anche al nostro turismo di alta
stagione. Una cattiva figura, insomma, che danneggia la reputazione top della
Puglia raggiunta con fatica e con importanti investimenti in promozione".
"L’Ordinanza balneare della Regione – spiega il capo degli
albergatori pugliesi – definisce chiaramente le attività possibili per gli
stabilimenti balneari, al di là dell’usuale bagno a mare (“attività
elioterapiche e ludico-ricreative, l’esercizio di bar e ristoranti e gli
intrattenimenti musicali e danzanti”), fissa tutte le norme per la sicurezza,
enuncia il periodo per la balneazione dal primo sabato di giugno alla prima
domenica di settembre. Nella stessa ordinanza è scritto anche con chiarezza
all’art. 1 comma 8 che “fuori dal periodo nel quale è assicurato il
monitoraggio della qualità delle acque di balneazione e fuori dal periodo di
apertura obbligatorio, le strutture balneari non sono tenute ad assicurare il
servizio di salvataggio, ma dovranno rimanere esposti, all’ingresso e sulla
spiaggia, in luogo ben visibile, i cartelli redatti in inglese, francese e
tedesco, recanti il seguente avviso “Attenzione: balneazione non sicura –
Struttura sprovvista di servizi di salvamento”. L’Autorità marittima,
purtroppo, ignorando tali chiarimenti, potrebbe intimare ai titolari degli
stabilimenti l’attivazione di tutti i servizi previsti per l’alta stagione.
Tutto questo è improponibile perché farebbe lievitare i costi di esercizio a
livelli di non sostenibilità. Il danno e la beffa deluderebbero i nostri
turisti e vanificherebbero gli sforzi e gli investimenti fatti dalle
istituzioni regionali e supportati dalle categorie che operano nella filiera
del turismo. Meno arrivi, insomma, meno fatturato, meno posti di lavoro e addio
sistema turistico pugliese."