Bari ricorda Filippo D'Agostino, sindacalista e politico ucciso nei campi di concentramento
Il sindaco Decaro e i rappresentanti di Anpi, Arci e Cgil hanno deposto una corona presso la targa commemorativa affissa nella sala consiliare di Palazzo di Città

Questa mattina l'amministrazione comunale e l'ANPI
(Associazione Nazionale Partigiani d'Italia) con l'ARCI, la Camera del Lavoro
CGIL, la Rete della Conoscenza e il Coordinamento Antifascista di Bari, hanno
deposto una corona presso la targa commemorativa affissa nella sala consiliare
di Palazzo di Città in ricordo di Filippo D'Agostino, sindacalista, consigliere
comunale di Bari, antifascista e vittima della deportazione in ricordo delle
vittime dell'Olocausto.
"Oggi commemoriamo Filippo D'Agostino - ha dichiarato Antonio Decaro -
e, per farlo, mi permetterete di leggere le motivazioni con le quali il
presidente della Repubblica, Giovanni Gronchi; nel 1955, gli conferì la
Medaglia d'Argento al Valore militare: Vecchio antifascista che già in
precedenza aveva patito carcere e confino, fin dagli inizi partecipava
attivamente alla lotta di liberazione. Arrestato e deportato in campo di
concentramento in Germania, nonostante gli stenti e le sofferenze inenarrabili
cui era sottoposto, continuava a svolgere attiva opera di propaganda e di
incitamento alla lotta in mezzo agli internati: scoperto nel tentativo di
eliminare i componenti la guardia al campo e sottoposto ad atroci torture,
teneva contegno spavaldo e sprezzante tanto che il nemico esasperato finiva per
trucidarlo a bastonate. Nella motivazione si evidenzia che, nel tentativo di
eludere il controllo dei suoi aguzzini, Filippo D'Agostino reagì in maniera
spavalda continuando a difendere i valori di una vita, libertà e giustizia, e
poi venne trucidato. Credo sia un insegnamento soprattutto per le nuove
generazioni, in un momento particolare della nostra storia. È importante
ricordare ciò che siamo stati e le atrocità commesse in passato, perché solo
così possiamo guardare con più fiducia al futuro. In questo tempo difficile,
non solo in Italia, in cui si tende a utilizzare parole di rottura, di frattura,
dobbiamo invece cercare di reagire e usare parole di cura, di ricucitura.
Com'è stato ricordato nei precedenti interventi, prima
degli ebrei c'erano gli omosessuali, i rom, i sinti: se ricordiamo le parole di
quel pastore protestante, che ricordava come toccò prima agli zingari e poi,
via via, a tante altre categorie di persone finché nell'indifferenza generale
non rimase più nessuno a difendere il suo prossimo, la memoria di ciò che è
accaduto, nel nostro Paese e nel mondo, deve guidare i nostri passi”.
"Filippo D'Agostino - ha evidenziato Gigia Bucci - mi riporta
immediatamente a Rita Maierotti, sua moglie, che difese strenuamente e
vittoriosamente la città di Bari dall'attacco fascista insieme a Giuseppe Di
Vittorio. Grazie all'amministrazione Decaro stiamo lavorando non solo per
l'esercizio della memoria ma stiamo costruendo anche dei processi reali con cui
seminare i valori democratici e antifascisti, penso all'itinerario antifascista
che a breve presenteremo nelle scuole di Bari e che tra le tante tappe proporrà
anche l'esempio di Filippo D'Agostino".
Filippo D'Agostino (Gravina 1885-Mauthausen 1944) è
una figura luminosa di combattente per la libertà e la giustizia. Militò nel
partito socialista e poi in quello comunista. Difese con Giuseppe Di Vittorio
la Camera del Lavoro di Bari vecchia quando, nel 1922, gli squadristi tentarono
di espugnarla. Con la moglie Rita Maierotti, fu strenuo oppositore del regime
fascista che lo condannò al confino. Tra i primi organizzatori della
Resistenza, venne arrestato nel 1944 e deportato a Mauthausen, dove i nazisti
lo assassinarono. Medaglia d'argento al valor militare, Filippo D'Agostino
rappresenta in maniera esemplare la tragica storia di migliaia di
"triangoli rossi" deportati nei lager in quanto partigiani e
antifascisti, e - in moltissimi - uccisi per sfinimento e con i gas. Nella sua
vicenda individuale egli rispecchia l'enorme moltitudine di vittime dello
sterminio nazista per odio razziale e politico, che l'ANPI si impegna a non
dimenticare per combattere con più forti ragioni il flagello del fascismo e del
razzismo in tutte le forme che essi assumono nel nostro tempo.