Morte Franco Cassano, il ricordo di Emiliano: 'Piango la scomparsa di un amico'
Il dolore del governatore pugliese: 'Io e Nichi Vendola gli dobbiamo molto'

"Dall'età di venti anni sino ad oggi Franco Cassano ha attraversato la mia vita privata, istituzionale e politica con severa discrezione e affetto. Lo incontravo nel portone del condominio dove entrambi abitavamo scambiando sorrisi dolcissimi ed emozioni man mano che la mia vita di adolescente progrediva verso l'età adulta. Dalle note a margine dell'esame di sociologia giuridica, agli anni in cui mi incoraggiava con immensa solidarietà quando mi vedeva entrare ed uscire di casa circondato dalla scorta che piantonava me e le nostre case”. È il messaggio di cordoglio espresso dal presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, dopo la scomparsa del sociologo Franco Cassano.
“Non sono mai del tutto entrato in confidenza con lui per
il rispetto che nutrivo verso uno dei pochi Maestri della mia vita. Persino
quando si è battuto nella Convenzione del Centrosinistra della città di Bari
assieme a Cinzia Capano e ad altri per farmi candidare a sindaco di Bari, non
ho mai avuto il coraggio di parlargli, piuttosto attendevo di sapere da lui,
come sempre, se avesse rimproveri o suggerimenti da darmi. Non ho sempre
soddisfatto tutte le sue aspettative, ma sono consapevole che senza il loro
durissimo lavoro per far emergere la sinistra e la città dalla sudditanza
politica e psicologica verso la destra padrona di Bari, il mio percorso
politico non si sarebbe mai realizzato. La nostra comune anima popolare, dovuta
alle frequentazioni negate ad altri con l'anima dei quartieri di periferia,
ci consentiva di scambiare punti di vista diversi e di accettare
reciprocamente le contraddizioni in cui, per sperimentare e innovare,
rischiavamo di cadere. Sono stato segretario e presidente del PD che lo candidò
al Parlamento e non sono mancati contrasti e incomprensioni. Ma la
consapevolezza di lui, e per conseguenza di me stesso, non ci abbandonava mai,
anche quando la vita politica ci allontanava. Piango la scomparsa di un amico
al quale non ho mai avuto la forza di confidare, per pudore, quanto sia stato
importante. Mi illudo oggi con rimpianto che egli ne fosse comunque
consapevole. Un grande intellettuale del Sud che a differenza di altri, ha
tracciato una via che la politica ha realizzato, sia pure lasciandolo
perennemente inquieto. Io e Nichi Vendola sappiamo quanto gli dobbiamo e quanto
di lui abbiamo disatteso, nella convinzione di essere stati sempre fedeli alla
nostra terra al di là dell'ossequio e della convenienza. È stato un uomo che ha
saputo leggere nel profondo la società e descriverne le opportunità. Le nostre
vite sono cambiate rispondendo al suo appello, continuo, incessante, a
realizzare una visione di bellezza, di amore verso il prossimo, di giustizia,
di modernità senza dimenticare la Storia e la sua proiezione nella nostra
anima. Non a caso la sua e la mia isola preferita è Itaca, dove in nome
dell'eroe più spregiudicato e moderno, abbiamo coltivato la pretesa di
conservare attraverso il mare gli odori e le favole del Mediterraneo".