20 Aprile 2024 - Ore
Salute

Le lobby delle sigarette nei film, l’analisi di due oncologi baresi

Edoardo Altomare e Domenico Galletta intervengono sulla questione fumo e cinema

Nello sconcertante comunicato firmato da alcune tra le più autorevoli personalità del cinema e della cultura del nostro Paese, ed affidato ai media qualche giorno fa, si legge che la proposta di limitare la presenza delle sigarette e delle scene di fumo dai film sarebbe stata avanzata da un gruppo di oncologi, condivisa dal Codacons e (meritoriamente) ripresa dal ministra Lorenzin. Per la precisione, i firmatari di questa replica sono proprio i due oncologi – solo due, non un gruppo – che poco meno di un anno fa hanno pubblicato un volumetto dal titolo “Cenere di stelle. Cinema, fumo e adolescenti”, in collaborazione con l’Agenzia Regionale Sanitaria della Puglia e l’Associazione Walce (Women Against Lung Cancer in Europe). Il libro è stato distribuito gratuitamente nelle scuole e in ambiti sanitari, ricevendo a quanto ci risulta il consenso degli esperti dell’Istituto Superiore della Sanità e di molti di coloro che da tempo si battono contro la diffusione del tabagismo tra i bambini e gli adolescenti.
Il contenuto del nostro libro è chiaro: da anni l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha intrapreso un’accanita lotta al tabagismo e a tutte le strategie messe in campo dalla lobby del tabacco, sulla base di dati scientificamente incontrovertibili che dimostrano come la massiccia presenza di scene di fumo nei film – non certo solo italiani, s’intende, dato che il problema riguarda anche le pellicole di produzione americana, europea, ecc. – si associa ad una più precoce iniziazione al fumo nei bambini e negli adolescenti. Attenzione: non lo sostengono solo due oncologi baresi vittime di un incubo notturno, nient’affatto, lo affermano invece chiaramente molti convincenti studi pubblicati su prestigiose riviste scientifiche internazionali. Lo dice senza mezze misure, appunto, l’OMS, e lo ribadisce il National Cancer Institute, una delle maggiori istituzioni di tutto il pianeta nel campo della ricerca e della clinica in oncologia. Da semplici quanto affezionati frequentatori delle sale cinematografiche abbiamo verificato la sempre maggiore consistenza del fenomeno scene di fumo nei film, e nel libro “Cenere di stelle” abbiamo illustrato i risultati della nostra ricerca sulla letteratura scientifica internazionale ed indicato alcuni possibili rimedi. Che sono più o meno quelli di cui in seguito hanno parlato l’attuale ministro della Salute Lorenzin, l’ex ministro Sirchia e il Codacons.
Abbiamo scritto in apertura che il comunicato redatto, firmato e diffuso da quell’autorevole gruppo di registi ed intellettuali appare sconcertante. Vorremmo spiegare il perché. Anzitutto per lo stridente contrasto tra la levatura dei firmatari – straordinari protagonisti della vita culturale di questo Paese, da Sorrentino alla Archibugi a Virzì, da Ammaniti a Costanzo ed altri – e la modestia e la disinformazione ravvisabili nel testo. Assurdo ad esempio tirare in ballo la libertà d’espressione degli artisti, arrivando a paragonare la più che ragionevole proposta di limitare la presenza delle sigarette nei film ai tragici e sanguinari eventi della strage terroristica di Charlie Hebdo (!). Per non parlare della totale indifferenza ed inconsapevolezza su delicati temi di salute pubblica come quelli provocati dall’abitudine tabagica: consigliamo a chi ancora non l’avesse fatto di inserire nel motore di ricerca i termini smoking in movies e leggere il lunghissimo elenco di studi, pubblicazioni, commenti, dibattiti suscitati negli ultimi anni in tutti i paesi occidentali (e non solo) dal problema delle scene di fumo nei film e del loro deleterio effetto sui soggetti anagraficamente più vulnerabili. Che sono gli adolescenti, e sempre più spesso anche i bambini. Che non scelgono liberamente di fumare, ma seguono inconsapevolmente e acriticamente modelli di comportamento: sbagliati, s’intende, negativi, quali quelli rappresentati da genitori e coetanei che fumano, e, sì, certo – dagli attori e dalle attrici che fumano ostentatamente e fuori da ogni contesto narrativo nella gran parte delle pellicole in circolazione.
Credeteci, cari registi, nessuno ha mai pensato di togliere le sigaretta al vecchio Humphrey Bogart in Casablanca o al nostro straordinario Toni Servillo ne La grande bellezza. La nostra proposta non è quella di vietare ma di limitare l’uso della sigaretta nei film, di impedire che lo schermo venga inondato da nuvole di fumo – altra affermazione sconcertante contenuta nel vostro appello – ma piuttosto di cambiare aria a tutti quei film (tanti, troppi) che vengono proditoriamente utilizzati per promuovere un prodotto così nocivo per la salute, con il preciso intento di reclutare nuove e giovani vittime della sigaretta. Fate i bravi, sì, e fate al meglio il vostro prezioso lavoro. Sottraendovi alla nefasta influenza della lobby del tabacco: i film non siano vettori di subdoli messaggi pubblicitari. Non crediamo affatto che la cifra della vostra espressione artistica sia legata al numero di sigarette che fate fumare ai vostri attori. Altrimenti saremmo davvero alla frutta: ma questa almeno farebbe bene alla salute.

Edoardo Altomare
Domenico Galetta

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