Tensioni nel Pd per il caso Procacci. Attacco di Minervini
Inchiesta sui concorsi all'Università di Bari: tra i vincitori il figlio dell'ex senatore
Pubblicato in
Politica
il 03/11/2014 da Redazione
“È evidente – aveva scritto Minervini su Facebook - che i fessi siamo noi che abbiamo educato i figli sostenendo che nella vita si cammina in piedi. E che contano la fatica, l’impegno, il merito, l’onestà. E’ evidente che il fesso sono io. Dieci anni assessore regionale, nientepopodimeno, e una figlia a Milano ancora a sbattersi in giro, con tutte le sue energie, per cercare uno stage non retribuito, dopo un lavoro precario in condizioni da sfruttamento. In fondo, come ci ricorda Procacci, se sei un “politico” di punta basta una telefonata all’amico barone, et voilà, dottorato vinto per tuo figlio, primo passo di una carriera luminosa spianata in forza di un cognome che sfonda i traguardi come un ariete”. Concludendo: “Pronti a sospenderci dal Partito democratico se il coordinatore della segreteria Giovanni Procacci non rimetterà il suo incarico e se Michele Emiliano, da segretario, non sia lì a pretendere che lasci il posto”.
Anche su quest'ultimo punto c'è stata la replica dell’ex senatore: “Non ricopro ruoli istituzionali e nel partito coordino la segreteria. Non esiterei un attimo a dimettermi se questo non dimostrasse una mia qualche colpevolezza”. Ed a questa è seguita la contro replica di Minervini: “Nulla di tutto questo le dimissioni sono dovute per togliere il partito dall’imbarazzo”.
Né Pasquale Procacci e neppure il padre Giovanni sono indagati.