Natale con la Puglia in tavola: al lavoro 5mila aziende di trasformazione
Comparto primario in difficoltà, ma dal settore agroalimentare una speranza di rilancio

Solo mettendo sulle tavole prodotti locali si potrà dare
una boccata d'ossigeno alle aziende pugliesi. Le imminenti festività natalizie
possono rappresentare un'importante occasione di ripresa per le attività del
settore agroalimentare. In questo momento, sono più di 5mila le imprese
impegnate, in tutta la regione, nella lavorazione e trasformazione delle
materie prime.
Come riporta Cia Agricoltori Italiani della Puglia, è questo
il quadro che emerge dall'ultimo studio condotto dall'Osservatorio economico di
Davide Stasi. Negli ultimi mesi, nonostante la pandemia ancora in corso, si è
registrato un lieve incremento del loro numero: sono passate da 5.197 (dato
riferito al 31 dicembre 2019) alle attuali 5.223. Le attività
dell'agroalimentare più numerose si occupano della produzione di pane e
pasticceria fresca: sono 2.280. Seguono quelle di produzione di oli e grassi
(536); quelle lattiero-casearie e di conservazione del latte (456); ed ancora,
quelle di produzione di paste alimentari, di cuscus e di prodotti farinacei
simili (351); produzione di vini da uve (317); produzione di fette biscottate e
di biscotti; produzione di prodotti di pasticceria conservati (244); altra
lavorazione e conservazione di frutta e di ortaggi (178); produzione di oli e
grassi vegetali e animali (103). Sono 1557 quelle che hanno sede legale in
provincia di Bari,986 operano nel Foggiano; 960 in
provincia di Lecce; 595 nel Tarantino; 561 nella Bat; 550 in provincia di
Brindisi e altre 14 senza indicazioni della provincia.
"Durante queste festività meglio consumare prodotti ed
eccellenze pugliesi", ha dichiarato Raffaele Carrabba, presidente di Cia
Agricoltori Italiani della Puglia. "Questo è il momento di compiere scelte
che possano sostenere tanto il nostro agroalimentare quanto l'agricoltura.
Nella catena di formazione del prezzo al consumo, l'agricoltore è il primo
anello, il più debole, e spesso per vendere deve accettare remunerazioni
imposte dalle industrie di trasformazione e dalla distribuzione. Gli
agricoltori e le piccole medie imprese rappresentano gli attori più fragili
della filiera, in quanto privi di potere contrattuale nei confronti dei
distributori e quindi particolarmente vulnerabili alle pratiche commerciali
sleali". Queste ultime sono più diffuse nel settore ortofrutticolo per due
fattori: la sostanziale diversità strutturale ed economica degli operatori
coinvolti e la stagionalità del prodotto che limita la durata delle
negoziazioni.
"Una volta superata l'emergenza pandemica – ha
aggiunto Carrabba – sarà necessario utilizzare al meglio le risorse e gli
investimenti pubblici al fine di fornire concreti strumenti e reale supporto ai
produttori, in modo che possano accrescere la loro capacità di competere sui
mercati e possano aumentare la redditività delle loro aziende. La
digitalizzazione dei processi produttivi e l'innovazione devono rappresentare
una svolta per l'ammodernamento dell'intero comparto".
L'emergenza Covid ha portato alla ribalta l'importanza di
produrre e comprare italiano per assicurare al consumatore un prodotto di
qualità e per salvaguardare il futuro di aziende che offrono ineguagliabili
eccellenze: dall'ortofrutta alla carne, dai prodotti lattiero-caseari ai vini.
Sono davvero tante le denominazioni dop e igp del territorio pugliese e vengono
prodotte rispettando rigidi disciplinari. Un'importante garanzia di qualità e
salubrità. La Puglia vanta ben 299 prodotti agroalimentari tradizionali, in
base all'ultima revisione dell'elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali
(ovvero in base alla 20esima revisione, pubblicata in Gazzetta ufficiale numero
42 del 20 febbraio scorso).