È
impressionante la quantità di persone che fluttuano nel padiglione 139 della
Campionaria che ospita la Sicilia per degustare, anzi per incorporare, le
delizie alimentari della Sicilia.
Lì dentro c’è una atmosfera inconfondibile per colori e sapori. Appena si entra, il verde dei pistacchi si infiltra negli occhi e non si perde nell’iride. I pomodori morti-seccati al sole appaiono impregnati di rosso come i lapilli incandescenti dei vulcani e il giallo zafferano ha il bagliore del sole siculo a mezzogiorno e serve per riconoscere immediatamente gli arancini. Eppoi, le mandorle di Avola, i pistacchi di Bronte, i pomodori di Pachino, i salum. La Sicilia è una terra di vincitori che in silenzio coltivano piante, frutti, ortaggi, viti capaci di rapire l’olfatto in 10 secondi.
In
questo padiglione la maggior parte delle delizie esposte giunge da quel posto
dove acqua e terra, ai loro estremi, sperano nella mitezza dell’Etna, un
vulcano smaltato di nero che invece ancora ingoia case, terre e a volte anche
uomini. Nel
padiglione 139 sarà possibile assaggiare il provolone di
capra stagionato nelle grotte dell’Etna, la porchetta di suino nero dei Nebrodi
con crema di pistacchio, il salame con zafferano. Immancabili gli arancini, esibiti sui banchi come
trofei: ce ne sono più di 10 tipi
differenti, ma i più richiesti sono gli arancini al ragù, al prosciutto e
formaggio, al pistacchio, e per chi ama le innovazioni, addirittura ai
frutti di mare.
Ma come si fanno gli arancini? Antonella della azienda
Santoro che è molto conosciuta alla ‘Griglia’ di Catania gentilmente confida che il preparato degli arancini è lo stesso degli spaghetti, ma di
più non è dato sapere.