'Olio di Puglia', il ministero invia all'Unione europea la richiesta di riconoscimento del marchio
Coldiretti Puglia: 'Nell’arco di 4-5 mesi l’IGP dovrebbe essere approvata a livello Comunitario. Il brand garantirà che l’olio extravergine sia di alta qualità'

Dopo 2 anni di lavoro e
concertazione tra le O.P. e i principali operatori regionali del settore, con
la costituzione dell’Associazione di Tutela e Valorizzazione dell’Olio
Extravergine di Oliva di Puglia che ha realizzato la prima bozza del
Disciplinare di produzione, l’iter si è chiuso – comunica Coldiretti Puglia –
con l’invio dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali del disciplinare
all’UE per la richiesta formale di iscrizione dell’Olio di Puglia nell’elenco
delle IGP (Indicazione Geografica Protetta) e la conseguente approvazione
europea.
“Stimiamo che nell’arco di
4-5 mesi l’IGP sarà approvata a livello Comunitario e dalla prossima campagna –
annuncia il Presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele - avremo
l’olio extravergine di oliva a Indicazione Geografica Protetta “OLIO DI
PUGLIA”. Il brand IGP garantirà che l’olio extravergine sia di alta qualità,
con parametri chimico-fisici ed organolettici di assoluto valore, faccia bene
alla salute, perché il disciplinare prevede che solo oli con un elevato livello
di polifenoli - i più importanti antiossidanti naturali - possano diventare
IGP, certificando le proprietà con un apposito claim salutistico in etichetta
previsto dall’UE, sia un olio sempre fresco, perché dovrà essere imbottigliato
entro l’anno di produzione e sia di assoluta provenienza regionale, un olio
certamente “Made in Puglia” sia per la produzione delle olive , sia per la
trasformazione in olio, ma anche per il confezionamento che dovrà essere
effettuato a una distanza definita dal luogo di produzione”.
Il marchio ‘IGP Olio di Puglia’ sarà ben riconoscibile per il logo distintivo –
spiega Coldiretti Puglia - ripreso da un’antica moneta romana che simboleggia
l’unità della regione Puglia ed il suo legame storico con la coltivazione
dell’olivo.
“Abbiamo risposto – dice Pantalaleo
Piccinno, Presidente dell’Associazione per la tutela e la valorizzazione
dell'olio extravergine di oliva di Puglia, promotrice della IGP - alla
storica carenza di programmazione e di un vero sistema di filiera ha riproposto
all’attenzione dell’opinione pubblica un paradosso tutto pugliese, ovvero forti
nella produzione, deboli sul mercato, un assioma per nulla decifrabile e
comprensibile che la dice lunga sulla complessità del sistema produttivo
indebolito da avventurieri e speculatori. E’ opinione diffusa che estendere i
controlli alla tracciabilità significa ledere gli interessi delle lobby e delle
multinazionali che grazie alle ormai note operazioni di “chirurgia chimica”
riescono a mantenere le loro quote di mercato disattendendo tutte le regole e
le norme comunitarie in vigore. Queste situazioni hanno reso l’olio d’oliva uno
dei prodotti più coinvolti nell’universo delle frodi alimentari”.
Dopo la riunione di pubblico
accertamento di prassi, il Disciplinare è stato pubblicato sulla G.U. della
Repubblica Italiana nel mese di Ottobre 2017 e poteva già essere inviato
all’UE, ma sono arrivate al Mipaaf talune lettere di opposizione da parte
di alcune Organizzazioni di rappresentanza e così in data 7 dicembre si è
tenuta una ulteriore riunione presso il Ministero a Roma, dove
l’Associazione ha risposto puntualmente alle opposizioni e finalmente in data
22 dicembre (quindi con due mesi di ritardo rispetto al previsto) l’IGP è
stata approvata dallo Stato Membro e successivamente inviata a Bruxelles.
“Nel corso dell’ultimo decennio le importazioni complessive di oli di oliva in
Puglia sono cresciute rapidamente, nonostante la Puglia sia la regione più
olivicola d’Europa. Gli oli stranieri vengono importati – denuncia Angelo
Corsetti, Direttore di Coldiretti Puglia - principalmente da Spagna,
Grecia e Tunisia, acquistati a prezzi più bassi rispetto al prodotto regionale
e utilizzati per ‘costruire’ blend con oli regionali. Gli oli di oliva
stranieri percorrono centinaia di chilometri in nave e/o in autobotti che non
solo contribuiscono all’emissione di CO2 nell’atmosfera, ma proprio per le
condizioni di trasporto si degradano. Gli oli di importazione vengono spesso
mescolati con quelli nazionali per acquisire, con le immagini in etichetta e
sotto la copertura di marchi storici, magari ceduti all’estero, una parvenza di
italianità da sfruttare sui mercati nazionali ed esteri. Grazie al ‘brand’
dell’EVO pugliese resterà in Puglia il valore aggiunto della filiera
olivicolo-olearia perché il marchio comunitario sarà riservato all’olio
extravergine di oliva ottenuto da olive prodotte solo da oliveti impiantati nel
territorio regionale ed ottenuto da impianti di trasformazione, stoccaggio e
confezionamento ricadenti all’interno del territorio della regione Puglia”.
La PLV (Produzione Lorda Vendibile) del comparto olivicolo-oleario è pari al
20% della totale PLV del settore agricolo, per un valore di 600 milioni di
euro, così come il comparto partecipa alla composizione del Prodotto Interno
Lordo dell’intera ricchezza regionale per il 3%.