Tumore Ovarico, arriva a Bari la campagna per accendere i riflettori sulla malattia e le nuove opportunità di cura
Sul sito www.manteniamociinformate.it le informazioni sul tumore ovarico, le terapie e i 6 video-racconti che illustrano momenti di straordinaria quotidianità di due donne affette da tumore ovarico

Comincia il suo
viaggio la campagna “Tumore Ovarico, manteniamoci informate!” con la sua prima
tappa in Puglia, dove sono circa 300 i nuovi casi di tumore ovarico ogni anno
(Registri Tumori) e sono circa 5.000 le pazienti che convivono con la malattia.
La campagna, promossa
da Fondazione AIOM insieme ad ACTO Onlus, LOTO Onlus, Mai più sole e aBRCAdabra
con il sostegno incondizionato di GSK, ha come obiettivo quello di invitare le
donne e le pazienti a “mantenersi informate” proprio perché oggi sul fronte del
tumore ovarico sono molte le cose da sapere e le novità da conoscere: in primo
luogo i progressi della ricerca e delle terapie, che stanno migliorando
sopravvivenza e qualità di vita, ma anche i test molecolari, che permettono
alle pazienti di accedere al trattamento più appropriato per il proprio tipo di
tumore.
Insieme agli
eventi territoriali, che vedono la partecipazione degli specialisti e delle
pazienti, la campagna informativa fa leva su una serie di attività online e
social e sui 6 video-racconti disponibili sul sito web www.manteniamociinformate.it
e sui profili Facebook e Instagram della campagna. I video-racconti portano
all’attenzione dello spettatore frammenti straordinari di vita legati all’esperienza
delle protagoniste, Sara e Monica, interpretate da Laura Mazzi e Francesca
Della Ragione: due donne diverse per carattere, stile di vita e interessi ma che
affrontano la stessa malattia, il tumore ovarico. Monica presenta una mutazione
genetica di tipo BRCA1, Sara ha una forma non mutata di malattia. I
video-racconti sono diretti da Paola Pessot e narrati dal volto e dalla voce
della testimonial d’eccezione Claudia Gerini.
In Italia ogni
anno oltre 5.200 donne ricevono una diagnosi di tumore ovarico e a causa di
sintomi aspecifici o non riconosciuti, in circa l’80% dei casi la malattia
viene diagnosticata in fase già avanzata. Oggi però lo scenario è in evoluzione
e una delle novità più importanti di questi anni è la possibilità per tutte le
pazienti di accedere alle terapie di mantenimento, che permettono di
allontanare le ricadute dopo chemioterapia e che si sono dimostrate efficaci su
questa neoplasia.
«Lo scenario è
in evoluzione – dichiara Stefania Gori, Presidente Fondazione AIOM e Direttore
Dipartimento Oncologico IRCCS Sacro Cuore Don Calabri, Negrar – uno dei
progressi più importanti è la possibilità di utilizzare, in fase di
mantenimento dopo la chemioterapia, terapie orali con i PARP inibitori, che
hanno aumentato in modo significativo la possibilità di prolungare il tempo
libero da progressione di malattia nelle donne con mutazione BRCA. Finalmente
adesso i PARP inibitori possono essere utilizzati anche nelle pazienti “senza”
mutazione BRCA, che rappresentano ben il 75% del totale e che fino a poco tempo
fa avevano poche alternative terapeutiche. Tali farmaci possono essere
utilizzati dopo una prima linea di chemioterapia oppure al momento della
recidiva di tumore, dopo altre linee di chemioterapia. Purtroppo, ancora oggi,
3 pazienti su 4 senza mutazione BRCA (Wild Type) in recidiva non sono in terapia
di mantenimento con un PARP inibitore o non lo ricevono in modo tempestivo ma sicuramente
questo dato tenderà a migliorare nel tempo».
La diagnosi
precoce per il carcinoma ovarico non esiste ancora e le uniche due armi per
contrastare la malattia da subito sono la conoscenza e cure appropriate.
«La diagnosi
precoce del tumore ovarico è il principale obiettivo e speranza di noi clinici,
perché più di due terzi delle pazienti vengono diagnosticate in fase avanzata,
quando le possibilità di cura ovviamente
si riducono notevolmente – spiega Gennaro Cormio, Professore Ordinario
di Ginecologia e Ostetricia dell’Università degli Studi di Bari – quindi, il
ruolo della diagnosi precoce è basilare ma purtroppo ad oggi non abbiamo a
disposizione test e strumenti accurati, sensibili e specifici. Ad oggi abbiamo
solo nelle pazienti portatrici di mutazione del gene BRCA 1 e 2 la possibilità
di fare una chirurgia profilattica. Il tumore si manifesta con sintomi
estremamente aspecifici come il senso di peso addominale, dispepsia, fastidi
della funzione vescicale e proprio per questa ragione la diagnosi è quasi
sempre tardiva. Fondamentale il controllo ginecologico annuale anche se i dati
di diversi studi hanno rivelato che la sola valutazione clinica non è sufficiente
per arrivare ad una diagnosi precoce, che potrebbe consentire la guarigione
della malattia. Il test genetico che si fa solo in presenza di una diagnosi di
tumore ovarico è estremamente importante sia per orientare l’appropriatezza del
percorso clinico e la scelta terapeutica sia perché consente di identificare i
parenti che, pur essendo sani, sono a rischio, fino al 50%, di sviluppare un
tumore dell’ovaio o altri tumori BRCA correlati per i quali possiamo applicare
le procedure di chirurgia profilattica».
Per poter creare
cultura nella popolazione sul tumore ovarico e le nuove terapie è di
fondamentale importanza l’alleanza tra comunità scientifica, Associazioni di
pazienti e il mondo farmaceutico.
«Noi crediamo
molto nell’educazione, nella prevenzione, che significa fare cultura, creare
consapevolezza nelle persone per far sì che momenti a volte ineluttabili della
propria esistenza, come può essere una malattia oncologica, vengano visti,
scoperti, diagnosticati per tempo – conclude Sabrina de Camillis, Head of
Government Affairs & Communications, GSK – un’azienda come la nostra può
fare molto ma ha bisogno di costruire delle partnership: con le Associazioni di
pazienti in primis ma anche con chi ha le competenze e la credibilità
scientifica e sociale, come la Fondazione AIOM. La campagna è in linea con la
nostra filosofia, il nostro approccio. In più è innovativa, guarda ai
potenziali fruitori attraverso modelli comunicativi e linguaggi diversi che non
escludono nessuno: dalla teenager alla signora di una certa età e perché no, ai
maschi, mariti e compagni. Per questo abbiamo deciso di partecipare e di essere
l’unica azienda a supportare questa iniziativa».