Teatri di Bari, weekend ricco di appuntamenti: al Kismet 'Inverno' di Jon Fosse, all'Abeliano 'Il malato immaginario' di Teresa Ludovico
I due spettacoli andranno in scena sabato 5 e domenica 6 dicembre

La drammaturgia moderna e quella
contemporanea le protagoniste del week end dei Teatri di Bari: l’Abeliano ospita il classico Il malato immaginario nella
riscrittura di Teresa Ludovico, produzione Kismet, ancora sabato 5 alle 21.00 e domenica 6 alle 18.00; mentre al Kismet va in scena Inverno del drammaturgo
norvegese Jon Fosse nella lettura di Florian teatro, regia di Vincenzo Manna,
sabato 5 alle 21.00 (biglietti al box office Feltrinelli, all’Officina degli
Esordi e sul circuito bookingshow; info 080.579.76.67; www.teatridibari.it).
Tra fedeltà al testo originale,
invenzioni registiche, ironia e sarcasmo, lo spettacolo Il malato immaginario ovvero le Molière
imaginaire nella riscrittura di Teresa Ludovico sposta
l’ambientazione dalla Francia del ‘600 a una casa del sud, in un bianco e nero
da pellicola neorealista, con qualche lampo di colore. Una maschera,
Pulcinella, espressione di quell'anima popolare, beffarda, liquida che pervade
tutta l'opera di Molière; uno spirito che entra ed esce dai panni di una serva
o di un fratello e che continuerà la sua recita anche quando si spegneranno le
luci della ribalta.
Un malato brontolone accudito da una
serva petulante e ficcanaso, insolente e fedele come sapevano essere certe
nostre donne, un po' zie un po' comari, un po' tuttofare che governavano
casali, masserie o palazzotti di signori o finti signori. Una figlia angelica,
una moglie perfida, un fratello consigliere, un giovane innamorato e medici,
tanti medici che millantano crediti, maschere farsesche in un mulinello a volte
assordante, una danza grottesca di quel quotidiano stretto fra le pareti
domestiche dove ogni sussurro si amplifica, dove covano intrighi, dove si fingono
finzioni e il malato? Imaginaire...
In scena Augusto Masiello, Marco
Manchisi, Sara Bevilacqua, Ilaria Cangialosi, Paolo Summaria, Michele Cipriani
e Daniele Lasorsa; scene e luci di Vincent Longuemare; costumi di Luigi
Spezzacatene
Interpretato da Anna Paola Vellaccio e
Flaminia Cuzzoli, Inverno
(Vinter) è uno dei testi più noti del drammaturgo norvegese Jon
Fosse, qui riletto dal regista Vincenzo Manna. Scritto nel 2001 è stato
rappresentato in Italia solo nel 2003, vincendo il Premio Ubu come miglior testo
straniero. Questo l’inizio: durante una gelida giornata d'inverno, in un parco,
una ragazza vestita con abiti leggeri si avvicina barcollando a un uomo seduto
su una panchina. I due cominciano a parlare. La ragazza è in stato
confusionale. L’uomo si offre di aiutarla e la porta al caldo della sua camera
d’albergo. Da questo momento tra l’uomo e la ragazza inizia un inquietante
passo a due. Nella messa in scena di Manna, il testo di Fosse viene riadattato
per donna-ragazza. “Per quattro motivi” spiega la compagnia: “Innanzitutto
perché la natura della scrittura di
Fosse si presta benissimo e sembra quasi
suggerire questo tipo di “aperture”.
In secondo luogo perché le principali
tematiche di cui il testo è portatore (solitudine, alienazione, empatia, passione,
speranza...), sono riferibili all’uomo di oggi oltre ogni differenza di genere.
Terzo, per la liquidità delle posizioni sociali del mondo contemporaneo, che
rende plausibile e, anzi, favorisce la permeabilità tra i ruoli, spesso
ribaltando gli attributi tradizionalmente assegnati all’uomo e alla donna.
In ultimo, perché la possibile relazione
tra i personaggi del dialogo, con cui il testo si
chiude (Non succede così // Tutto
succede così), se interpretato da due attrici, assume
delle coloriture inedite e attuali:
oltre alla passione, la solidarietà, l’impulso vitale che
unisce l’uomo e la donna dell’originale,
la relazione che le due donne potrebbero intraprendere, diventa un’alleanza
tutta al femminile (amorosa, sororale, d’amicizia...), per fuggire una società
profondamente maschilista nei valori e nei comportamenti, che le ha segnate nel
profondo.