28 Marzo 2024 - Ore
Cultura e Spettacolo

Vittorio Sgarbi a Brindisi per una lectio magistralis su MIchelangelo

Lunedì 5 febbraio al Teatro Verdi un viaggio di due ore e mezza in cui lo spettatore sarà immerso totalmente nell'affascinante mondo di uno dei più grandi artisti che l'umanità abbia mai conosciuto

La vita e le opere di Michelangelo raccontate da Vittorio Sgarbi, con il contrappunto musicale di Valentino Corvino e le immagini del visual artist Tommaso Arosio. È quanto propone «Michelangelo», lo spettacolo che va in scena nel Nuovo Teatro Verdi di Brindisi lunedì 5 febbraio alle ore 20.30. Dopo Michelangelo Merisi, il Caravaggio, ora il Buonarroti, scultore, pittore, architetto e poeta del Cinquecento, un classico di sempre, diverso ma a tratti simile al tormentato Caravaggio che la scorsa stagione tanto ha appassionato il pubblico delle sale teatrali. Il motto di Sgarbi ora è: ripartire dal Rinascimento, il suo intento, avvicinare l’arte alla gente.

 

Nei tre pannelli iniziali la prima ad apparire è la celeberrima Pietà in San Pietro (1498-99), scolpita da un Michelangelo poco più che ventenne e alle prese con il suo primo lavoro con il marmo di Carrara. L’opera non può che segnare il vero e proprio inizio della lezione del professor Sgarbi, che esamina via via tutte le più celebri opere del Maestro, illustrandone collegamenti artistico-letterari che coprono oltre cinquecento anni di storia. La Pietà è la perfetta rappresentazione visiva della preghiera dantesca di San Bernardino (Divina Commedia, Paradiso, canto XXXIII): «Vergine Madre, figlia del tuo figlio umile e alta più che creatura, termine fisso d’etterno consiglio, tu se’ colei che l’umana natura nobilitasti sì, che ‘l suo fattore non disdegnò di farsi sua fattura». Ma l’opera diventa anche oggetto di una riflessione che suggerisce riferimenti ai capolavori di Manet, Magritte e Jan Fabre.

 

Tra una sonata e l’altra del violino del foggiano Valentino Corvino, si frappongono le figure scultoree della Sacra Famiglia del Tondo Doni, che così bene esprime il concetto artistico michelangiolesco, per cui la migliore pittura è quella che si avvicina ai volumi della scultura, e la concentrazione del David, messo a confronto con i maestri della scuola bolognese del Quattrocento, ma anche e in modo sorprendente con i Bronzi di Riace, che Michelangelo non può aver ammirato ma che sembrano averlo ispirato soprattutto nella posa del celeberrimo eroe biblico. Il viaggio nell’arte del Buonarroti tocca gli spettacolari dipinti della Cappella Sistina, che rimandano a una sorta di fermo immagine di una plasticità sempre viva: più azione che bellezza. E in quella “incolmabile minima distanza” fra il dito di Dio e quello di Adamo, il critico colloca «L’origine du monde» di Gustave Courbet. Passando per il Mosè – che ha lo stesso sguardo concentrato e severo del David – si arriva agli ultimi lavori di Michelangelo, quelli dal linguaggio più contemporaneo, sorprendentemente anticipatore dei tempi. La lezione su uno dei maggiori geni dell’arte di tutti i tempi si conclude con l’ultima Pietà, quella Rondanini, che chiude il cerchio: nelle sue figure sbozzate dalla pietra grezza, Madre e Figlio insieme, si trova l’espressione inarrivabile della tecnica, della poetica e dell’arte di Michelangelo, che nel suo non-finito, nella sua incompletezza, testimonia tutto il senso e la bellezza.

 

 

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