Gli ex dirigenti del Foggia
calcio, il ds Giuseppe di Bari e il tecnico Roberto de Zerbi (ora mister del
Sassuolo), "lungi da denunciare, come dovrebbe fare ogni vittima di
estorsione, hanno preferito in maniera pavida accettare supinamente le
richieste formulate, abiurando anche a quei valori di lealtà e correttezza
sportiva che dovrebbe ispirare la loro condotta". E' quanto emerge dagli
atti sulla mafia foggiana: i clan avrebbero imposto alla società l'ingaggio di
2 giocatori, tra cui il figlio di un boss. L'imposizione subita anche da de
Zerbi è contenuta nel provvedimento del gip di Bari che ha portato all'arresto
per mafia di 30 affiliati alla Società foggiana.
Le indagini della Dda di Bari hanno rivelato che tra il 2015
e il 2016 i clan foggiani avrebbero imposto l'ingaggio di due giocatori,
"pur non dotati di qualità sportive significative": Antonio Bruno,
figlio del defunto boss Rodolfo, e Luca Pompilio, che da subito fu dato in
prestito al Melfi (Potenza) dove gioca tuttora.
Inchiesta sulla mafia foggiana, gli inquirenti: 'Ds e allenatore della società di calcio accettarono richieste del clan'
I clan foggiani avrebbero imposto l'ingaggio di due giocatori, "pur non dotati di qualità sportive significative": Antonio Bruno, figlio del defunto boss Rodolfo, e Luca Pompilio