Legambiente sull'allarme diossina a Taranto: 'Fatto gravissimo, chiediamo che i commissari Ilva chiariscano subito'
L'associazione chiede che i risultati dello studio siano attentamente vagliati e verificati dagli organismi preposti al controllo

«Ci
saremmo aspettati trasparenza dalla gestione commissariale dell'Ilva -
considerato che si tratta di una gestione di fatto riconducibile in ambito
statale - nella comunicazione e nella pubblicizzazione di dati così
allarmanti come quelli resi noti nei giorni scorsi sulla diossina rinvenuta nei
deposimetri collocati al quartiere Tamburi a Taranto. Ci saremmo aspettati
cioè che i dati relativi alle emissioni di diossina registrate nel novembre
2014 e nel febbraio 2015 fossero tempestivamente resi noti alle autorità
locali, alla ASL, agli Enti preposti al monitoraggio e controllo
dell’'inquinamento a partire da ARPA Puglia».
Esordiscono così Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia e Lunetta Franco, presidente di Legambiente Taranto, in una nota a
commento dell’allarme diossina a Taranto. «Così non è stato e i dati sono stati comunicati all’Arpa solo da pochi
giorni rendendo di fatto molto difficile, se non addirittura impossibile,
la comprensione di cosa abbia provocato tali anomale emissioni e, quindi,
l'individuazione di eventuali responsabilità».
L’Ilva ha incaricato un professore
del Politecnico di Torino di analizzare la diossina rinvenuta nel deposimetri
(in particolare in via Orsini al quartiere Tamburi dove sono state registrate
quantità assolutamente allarmanti e superiori a quelle registrate nei
deposimetri interni alla fabbrica).
Al di là dei risultati dello studio,
che escluderebbe la responsabilità dell’Ilva e che comunque Legambiente chiede
siano attentamente vagliati e verificati dagli organismi preposti al controllo,
resta il fatto grave che tali enti di controllo non siano stati messi nelle
condizioni di appurare l’origine certa della diossina, l’estensione dell’area
interessata, e che sono stati di fatto impediti eventuali interventi di
profilassi che all’epoca si potevano predisporre per tutelare la salute dei
cittadini e che, invece, a causa del ritardo nella comunicazione, non furono
stati fatti.
«Per Legambiente – concludono Tarantini e Franco – quanto è avvenuto è un fatto gravissimo. Chiediamo che i commissari
Ilva chiariscano immediatamente il perché del loro comportamento. Chiediamo
inoltre a tutti gli organismi preposti al controllo le più accurate e puntuali
verifiche su quanto è accaduto sia per individuare le responsabilità sia allo
scopo di evitare altri incidenti di questo genere».