Inchiesta 'Araba Fenice', Gesmundo (Cgil): 'Gravità allarmante, c'è chi specula sulla pelle dei lavoratori e cittadini'
Il segretario generale: 'Questa regione va risarcita dell’invasività e insostenibilità dell’industria pesante, in termini di investimenti che risanano e garantiscono assieme continuità occupazionale'

“Quanto emerge
dall’inchiesta “Araba Fenice” coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia
di Lecce, e che in Puglia interessa la centrale a carbone di Cerano, nonché
l’Ilva e la Cementir di Taranto, è di una gravità allarmante. Colossi
dell’industria che giocano con la salute dei lavoratori e dei cittadini per
risparmiare somme che incidono per uno zero virgola sul fatturato: parliamo
dell’Enel, società il cui principale azionista è il Ministero dell’Economia,
cioè lo Stato”. È quanto afferma
il segretario generale della Cgil Puglia, Pino Gesmundo, in merito
all’accusa di utilizzo di rifiuti pericolosi per la produzione di cemento.
“Questa è una regione che ha pagato e sta pagando un prezzo altissimo a un’industrializzazione che è stata realizzata senza tener in grande considerazione l’impatto ambientale e sulla salute delle persone. Da quella stagione stiamo chiedendo con forza di uscire, difendendo occupazione e produzione, investendo massicciamente in bonifiche e riconversioni: è il caso proprio della centrale a carbone di Brindisi e del siderurgico di Taranto – continua Gesmundo -. Mentre i territori, le parti sociali, le istituzioni sono impegnate in un confronto serrato con il Governo e le imprese perché questo percorso venga imboccato senza esitazioni, scopriamo che si continuava a speculare sulla nostra pelle, su quella dei cittadini pugliesi, con atteggiamenti che se confermati avrebbero un modus operandi non diverso da quelle delle mafie che agiscono in spregio a ogni regola e rispetto delle persone, per la sola ragione del profitto”.
“La Cgil Puglia non a caso
ha intitolato la propria piattaforma programmatica “Sviluppo, lavoro,
ambiente” - conclude il segretario -. Questa
regione va risarcita dell’invasività e insostenibilità dell’industria pesante,
in termini di investimenti che risanano e garantiscono assieme continuità
occupazionale. Chiediamo che tutti i soggetti dello sviluppo prendano atto di
questo, al Governo chiediamo di dare maggiore ascolto a istituzioni e sindacati
locali, messi a parte nel momento di importanti decisioni come quella sul
futuro dell’Ilva. Che la giustizia faccia il suo corso e ci dica tutto rispetto
a cosa ha determinato in termini di inquinamento questo modo di produrre. E lo
Stato intervenga rispetto a colossi dell’industria nazionale e ai suoi
dirigenti infedeli che hanno operato mettendo a repentaglio la salute del
territorio, di chi lì lavora, dei cittadini”.