19 Aprile 2024 - Ore
Ambiente

Xylella: #pattoperilterritorio sostiene la ricerca che sta predisponendo il Position Paper inoppugnabile

La ricerca non ha avuto fin ora il necessario sostegno sia sul fronte economico che sul fronte della divulgazione dei risultati

La coalizione #pattoperilterritorio si avvarrà del contributo di un comitato tecnico – scientifico che metterà a confronto tutte le esperienze del mondo della ricerca sulla ‘Xylella fastidiosa’ già scientificamente dimostrate per addivenire ad un ‘position paper’ inoppugnabile.
E’ il risultato della riunione odierna della coalizione #pattoperilterritorio, costituita da Coldiretti Puglia, Associazione
Frantoiani Pugliesi, organizzazioni di produttori aderenti ad UNAPROL PugliaOlive, CoopOlio Salento, Olivicoltori di Puglia, Ajprol Taranto, il Consorzio vivaisti viticoli pugliesi, Legambiente Puglia e Terranostra, C.I.Bi [1]. Consorzio Italiano per il Biologico, AproBio Puglia e Consorzio Puglia Natura, Codacons, Confconsumatori e Adoc Puglia e il mondo della ricerca rappresentato dall’Università di Bari, dal CNR di Bari, dal CRSA Basile Caramia e dal Dare Distretto
Agroalimentare regionale che sarà aperto a tutti gli altri enti di ricerca e allo IAM di Bari.

Proprio la ricerca, elemento determinante per frenare il dilagare della malattia, non ha avuto finora il necessario sostegno sia sul fronte economico (sono stati erogati solo 90mila euro dall’EFSA al CNR Bari per i campionamenti) che sul fronte della divulgazione dei risultati.

 “Bisogna fare ordine. Per questo sarà redatto un documento tecnico scientifico che scandagli il problema ‘Xylella’ da tutti i punti di vista – ha detto il Presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele – scientifico, economico e sociologico e sarà presentato al Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano e un nuovo approccio al problema, più di sistema. Chiediamo a gran voce che le Istituzioni a tutti i livelli sostengano e promuovano il protagonismo del sistema della
ricerca pugliese anche e soprattutto attraverso l’effettiva erogazione delle risorse previste per il primo progetto di ricerca scientifico sulla Xylella con le tre università pugliesi già oggi vincitrici del bando Cluster, Dal canto nostro la coalizione #pattoperilterritorio sarà impegnata a raccogliere fondi anche attraverso la piattaforma di crowdfunding in fase di realizzazione con il Politecnico di Bari”.

“Solo in Europa ed in Italia non esistono i centri di quarantena – ha denunciato il Prof. Vito Savino del Dipartimento di Scienze del suolo, della pianta e degli alimenti (Di.S.S.P.A.) – che dovrebbero monitorare non una commercializzazione massiccia di piante, come avviene oggi, piuttosto talee da consegnare ai vivaisti per la propagazione. Il nuovo Decreto è privo di qualsivoglia riferimento ai nuovi impianti per garantire la sanità del materiale e, quindi, è una lacuna sul fronte
della prevenzione e ciò di cui il territorio ha bisogno è una comunicazione istituzionale obbiettiva e seria”.

 “Per rispondere all’esigenza di salvare gli ulivi sani e monitorare costantemente l’eventuale evoluzione dello stato di salute di quelli infetti – ha precisato Nino Paparella, Presidente del C.I.Bi [1]. – avevamo già evidenziato la necessità di inserire nel comitato scientifico per la lotta alla Xylella specifiche competenze trasversali di carattere agronomico, economico e ecologico, oggi assenti”.
“Cìè assoluta convergenza circa la necessità di predisporre un piano di comunicazione che fornisca al tessuto imprenditoriale e sociale – ha detto Francesco Tarantini, Presidente di Legambiente Puglia – informazioni utili reali, senza demagogia e senza lasciarsi fuorviare da inutili giochi politici e di schieramento”.

 La ricerca ha un ruolo determinante perché fino al 2013 in Europa non c’era traccia di Xylella ed era conosciuta (da 130 anni) solo nelle Americhe e a Taiwan. Colpisce anche alberi da frutto e piante ornamentali, diffusissime in Salento, ma per fortuna la vite ad oggi risulta immune al ceppo: almeno il rischio di una “nuova fillossera” per ora è scongiurato. Sono sempre più numerosi i focolai e non esiste alcuna storia fitopatologica a cui attingere. A questo punto è necessario che si acceleri proprio sul fronte della ricerca, dato che l’immagine comunitaria su quanto sta accadendo in Italia, nel dettaglio in Puglia, è addirittura apocalittica.

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