È servito il dna per risalire ai tre cani che uccisero Vito Zaccaria, maresciallo 77enne trovato morto nelle campagne di Francavilla Fontana il 19 aprile scorso. I carabinieri della Compagnia di Francavilla Fontana hanno denunciato i proprietari degli animali con l’accusa di omicidio colposo: si tratta di un 19enne di Francavilla Fontana e di un 22enne di Manduria.
I rilievi eseguiti sul cadavere della vittima permisero di accertare segni di parziale sbranamento e morsi su varie parti del corpo ad opera di cani randagi o animali selvatici. Pochi giorni dopo l’episodio, nella stessa località, una 75enne del posto venne aggredita da tre cani, due pitbull e un meticcio, che, dopo averla fatta cadere, la azzannarono in varie parti del tronco e del capo, procurandole varie lesioni.
Gli agenti ritrovarono tre cani di grossa e media taglia, privi di microchip, che furono sequestrati per svolgere accertamenti finalizzati a riscontrarne la compatibilità con le due aggressioni.
Gli esami biologici disposti dal pubblico ministero titolare delle indagini, e segnatamente l’estrapolazione del DNA dagli animali e dai reperti in sequestro, avrebbero permesso di avvalorare la tesi investigativa, ossia che proprio i cani in questione, “per presunta negligenza e imprudenza dei proprietari che avevano omesso di custodirli in un recinto che ne impedisse l’uscita”, avrebbero causato la morte di Vito Zaccaria e le lesioni dell’anziana donna.
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